LA NARRATIVITA’ NEL CINEMA

CINEMA DISPOSITIVO AFFABULATORE PER ECCELLENZA

—“Per me girare un film è soprattutto raccontare” [Hitchcock]
—“Oggi non è più la letteratura a offrire i racconti di cui ogni società sembra aver bisogno per vivere, bensì il cinema” [Tzvetan Todorov]
—“Maddalé, so’ tutte favole!” (così Spartaco, alias Gastone Renzelli, ammonisce la moglie, Anna Magnani,  infatuata delle storie che “sente” scorrere sullo schermo vicino al suo seminterrato in “Bellissima”).
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Il cinema, dopo qualche esitazione iniziale, imbocca decisamente la strada della narratività e, nell’arco di un paio di decenni dalla nascita, affina le proprie strategie del raccontare, innervandole, a livello di struttura, nel tessuto di quelle letterarie, già da tempo consolidate e collaudate.

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L’oggetto film viene dunque  proposto, confezionato e fruito come “finzione narrativa a connotazione spettacolare”  mentre, da parte dello spettatore, si radicalizza il desiderio, tutto sfasato in avanti, di sapere come la fabula prosegue, “come andrà a finire”.
Così il cinema diventerà uno dei più grandi dispensatore di racconti del ‘900, una delle maggiori e più efficaci fonti di nutrimento del nostro immaginario.
E le produzioni non narrative (Avanguardie storiche, Cinéma Vérité, Underground ecc.) saranno confinate in territori appositi, spazi nobili ma dalla fruizione limitata (festival, sale d’essai, manifestazioni di nicchia).

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LA STRUTTURA NARRATIVA
Si costituisce un tutt’uno strutturato e coeso, una organizzazione narrativa più o meno complessa fatta di diversificazioni della voce narrante, di alternanza o convivenza di azioni e descrizioni, di modellamento e modulazione di caratteri e psicologie, di elaborazione di temporalità dagli andamenti diversificati, di strutturazione di spazi e di ambienti, di incastri di relazioni causali, di circolarità narrative, di modulazioni drammaturgiche, di utilizzo di strumenti narrativi, di produzione di sistemi di valori…

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LO STRUMENTO: LA SCENEGGIATURA
—“L’autore della sceneggiatura è come il guardiano del faro; tutti vedono il faro ma nessuno vede lui” [Age]
—“Una buona sceneggiatura cinematografica scarta tutto quello che non potrebbe essere reso visibile” [Richter, 1929]

Regisseur Francois Truffaut bei Dreharbeiten zu "Das Geheimnis der falschen Braut" (La sirene du Mississippi; FR/IT 1968/69) mit Catherine Deneuve / Drehbuch besprechen, Drehbesprechung, Frau Zigarette, Drehpause /------WICHTIG: Nutzung nur redaktionell mit Filmtitelnennung bzw. Berichterstattung über diesen Film. Buch- und Kalendernutzung nur nach Absprache. ------IMPORTANT: To be used solely for editorial coverage of this specific motion picture/TV programme. / ACHTUNG: KEINE NUTZUNG IN FRANKREICH - NOT FOR USE IN FRANCE

Quanto conta la sceneggiatura nell’economia di un film? Quanto viene “tradita” in fase di produzione e postproduzione? Quanto lo sceneggiatore è “autore” del film? Quanto è corresponsabile del risultato finale?
La sceneggiatura come descrizione più o meno coerente, precisa, sistematica di una serie di luoghi, tempi, eventi, situazioni, azioni, personaggi e dialoghi connessi tra loro secondo determinati criteri.
Un raccontare particolare, connotato dal suo essere in funzione delle immagini e dei suoni, la materia espressiva che poi gli darà vita sostanziandosi nel film.

LA LETTERATURA COME SERBATOIO: L’ADATTAMENTO
Un enorme archivio (il deposito-scantinato di “Quarto potere”) di opere ma anche temi, motivi, situazioni, personaggi in cui il cinema fruga e fa man bassa di materiali.
Attingere al patrimonio letterario, ed in particolare alla trasposizione dei classici, offre infatti al cinema una sorta di salvacondotto finanziario, una garanzia fondata sulla notorietà delle opere adattate, un valore aggiunto che dal testo letterario si trasferisce a quello filmico.

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Ma la trasposizione di un testo letterario conosciuto, se da una parte ne segnala la duttilità, dall’altra testimonia la capacità del testo filmico di produrre nuove elaborazioni ed interpretazioni.

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